Vietnam. Il drago si fa tigre


Da Halong Bay al Delta del Mekong, tra risaie e memorie della storia recente; tra natura rigogliosa e desiderio di modernità


Giungla, risaie, cappelli a cono. Una bandiera rossa con la stella gialla, una lunga striscia di terra appoggiata su Cina, Laos e Cambogia. Vietnam, la guerra lo ha portato alla ribalta della storia. Un paese esotico, lontano, in fermento: 3500 chilometri di coste tropicali, siti Unesco World Heritage e un boom economico con lo spinge prepotentemente tra le nuove "tigri" dell'Asia.

Giungla, risaie, cappelli a cono. Una bandiera rossa con la stella gialla, una lunga striscia di terra appoggiata su Cina, Laos e Cambogia. Vietnam, la guerra lo ha portato alla ribalta della storia. Un paese esotico, lontano, in fermento: 3500 chilometri di coste tropicali, siti Unesco World Heritage e un boom economico con lo spinge prepotentemente tra le nuove "tigri" dell'Asia.

La capitale Hanoi è il cuore storico del paese. Era la capitale del Vietnam del Nord, vincitore del conflitto contro i vicini del Sud sostenuti dagli Stati Uniti. E' una città elegante e caotica: gli ampi viali non bastano a contenere la furia delle motociclette, che spesso sfrecciano sui marciapiedi come fossero strade. La dominazione francese si intravede nei palazzi signorili e nelle baguette dei passanti, ma è il ponte in ferro di Eiffel il capolavoro ingegneristico del periodo coloniale. Tutto il resto è Asia:  i laghi e le pagode,  i cuccioli di squalo vivi nelle vasche dei mercati, i ristoranti dove si serve carne di cane, le  bancarelle con zuppe di noodles fumanti. Il monumentale mausoleo di Ho Chi Minh segue la tradizione dei paesi comunisti, cominciata con Lenin e proseguita con Stalin e Mao. La coda per accedervi è lunga centinaia di metri ma la visita è rapida: il corpo imbalsamato del patriota rivoluzionario si osserva camminando; è vietato scattare foto, indossare abiti succinti, zaini o borse, tenere le mani in tasca, sorridere e parlare.  

Con una notte di viaggio in treno si raggiunge Sapa, al confine con la Cina. E' una località di villeggiatura dai tempi della colonizzazione francese, immersa in valli lussureggianti a 1650 metri sul livello del mare. La coltivazione del riso avviene in terrazzamenti sui monti. Il modo migliore per visitarli è farsi accompagnare dagli abitanti di etnia hmong, che abitano nei villaggi intorno a Sapa e si incontrano nel mercato della città, dove vendono stoffe e si riconoscono per gli abiti colorati che indossano. Le camminate durano alcune ore e anche se il clima  è terribilmente umido ne vale davvero la pena: le vedute dei campi coltivati sono mozzafiato e con un po' di fortuna si può pranzare nelle abitazioni delle guide insieme alla loro famiglia. 
La visita della baia di Halong - letteralmente "dove il drago scende in mare", Patrimonio dell'umanità dell'Unesco - vale il viaggio in Vietnam: le tre mila isole che emergono dal Golfo del Tonchino sono uno spettacolo maestoso, di una bellezza mitologica. Le escursioni in barca partono da Halong City o dall'isola di Cat Ba. La baia si estende per decine di chilometri; i pescatori vivono su case galleggianti in mezzo al mare,  in acque smeraldo che riflettono isole coperte di vegetazione tropicale, punteggiate da grotte scavate dal vento e dalle onde. Vicino a Ninh Binh c'è Tam Coc, un'altra perla della regione. 
Per due chilometri lungo il fiume Ngo Dong il paesaggio si fa da favola: le acque immobili si incuneano tra affioramenti calcarei, in un tripudio di ninfee. Tam Coc si visita solo con imbarcazioni di legno, i barcaioli manovrano i remi usano i piedi, l'unico rumore è la sciabordio dell'acqua contro la chiglia. Ancora più a sud c'è Hoi An, Patrimonio dell'Umanità dal 1999. La cittadina conserva il suo aspetto da secoli ed è una delle poche sopravvissute alla distruzioni del conflitto. Le stradine sono chiuse al traffico, gli abitanti si spostano in bicicletta tra bancarelle, boutique e ristoranti. Davanti ai croissant delle tante caffetterie sembra quasi di essere in un paesino della provincia francese, ma bastano poche pedalate per rientrare nelle campagne, con fornaci di mattoni ai lati delle strade, bufali e contadini chini nelle risaie.
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(Massimiliano Salvo - LaRepubblica.it)


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