Borghi e villaggi del Belpaese: i 15 più amati dagli stranieri



Scenari mozzafiato a strapiombo sul mare, borghi medievali ancora intatti, isolette che si specchiano nel lago: sono 15, da Sud a Nord, i borghi italiani più amati dagli stranieri che desiderano trascorrere le proprie vacanze lontani dai luoghi di massa. A stilare la singolare classifica le community online Quora e BuzzFeed Travel, che hanno selezionato questi luoghi da una base di partenza di 70 località. Al primo posto troviamo Atrani, in provincia di Salerno, che vanta un altro primato: con i suoi 0,12 km quadrati di superficie è il più piccolo comune italiano. La medaglia d'argento va, invece, a Castelsardo, in provincia di Sassari che, arroccato su una collina, gode di una vista panoramica unica, che comprende anche le coste della Corsica. Per scoprire il terzo gradino del podio occorre spostarci in Piemonte a Vogogna, al centro della Val d'Ossola, insignito anche della bandiera arancione del Touring Club Italiano per la qualità turistica. Dopo la parentesi di Alberobello, con i suoi trulli, ritorniamo in Piemonte con il quinto posto di Neive, in provincia di Cuneo, il cui centro storico medioevale è stato inserito nel club dei Borghi più Belli d'Italia, creato dalla Consulta del Turismo dell'Associazione dei Comuni Italiani. Nella classifica c'è spazio anche per i laghi con il sesto posto di Monte Isola, nel lago di Iseo. A chiudere al top 15 un'altra suggestiva località sarda: Bosa
(TTG Italia)


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Le spiagge più belle del mondo 2013

Maya Bay, Phi Phi Inslands, Thailandia

Ovvero 11 spiagge che struggono l'anima, che solo a guardarle si prova un senso di ingiustizia a non essere là, adesso, al sole. Questa è l'occasione giusta per partire e raggiungerne almeno una. Non bisogna per forza attraversare gli oceani, alcune sono a un passo da casa...




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HAPPY CHRISTMAS!!



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Gli 8 siti Unesco che vi faranno amare l'Asia



Otto luoghi strabilianti, alcuni famosi, altri più sconosciuti e misteriosi. 
Otto motivi per scoprire, ancora una volta, che il mondo è pieno di sorprese, di arte, di nuove idee. E che per conoscerle, basta partire

Per facilitare il compito agli scopritori di bellezze, il sito Agoda.com, leader in Asia per le prenotazione alberghiere, ha selezionato in esclusiva per noi gli 8 più stupefacenti siti Unesco d'Asia. Eccoli: 
Tempio di Borobudur - Indonesia
1. TEMPIO DI BOROBUDUR, INDONESIA 
Cos’è: è un colossale tempio buddista dell'800, famoso per la raffinata arte decorativa e per la connessione con l’antica dinastia indonesiana Sailendra. 
Dove si trova: Nella Valle di Kedu sulla grande isola di Giava, a circa 40 km a nord ovest del centro culturale e artistico di Yogyakarta.
Perché andare: Il tempio di Borobudur, la cui costruzione risale a circa l’800 d.C., è uno dei migliori esempi di architettura buddista del mondo. Non è giunta alcuna notizia certa del motivo per cui il complesso venne costruito, anche se rappresentava chiaramente un luogo di culto di una certa importanza. Il complesso si compone del tempio principale, Borobudur, e di due templi più piccoli, Mendut e Pawon, a pochi chilometri a est. Il tempio principale è una piramide formata da nove livelli concentrici e ricoperta da un grande stupa in pietra. Intricate incisioni raffigurano battaglie storiche e anche le vite passate e l’illuminazione del Buddha mentre 72 stupa nei livelli più alti ospitano nicchie contenenti statue di Buddha, ciascuno diverso dall’altro e alcuni danneggiati a causa dell’attività vulcanica e dei saccheggiamenti subiti.

2. CHIESA DI SAN AUGUSTIN, MANILA, FILIPPINE 
Cos’è: Parte di un gruppo di quattro chiese famose per l’esempio unico al mondo d’arte europea in Asia filtrata dall’opera dell’artigianato cinese e filippino. Hanno ricevuto lo status di Patrimonio Mondiale nel 1993.
Dove si trova: La Chiesa di San Agustin si trova all’interno della città fortificata di Intramuros di Manila. 
Perché andare: Costruita nel 1607 sul luogo dove sorgevano in precedenza due chiese distrutte da un incendio, San Agustin è un ottimo esempio di stile barocco europeo - con importanti fioriture strutturali messe in evidenza da giochi di luce e ombra - modificate per soddisfare le esigenze del clima filippino. Dal soffitto a volta scendono enormi lampadari dorati, impotenti contrafforti nascondono le scalinate ornate che salgono sul tetto e un campanile di pietra di corallo sovrasta il tutto: incendi, guerre e saccheggiamenti non hanno impedito di far arrivare ai giorni nostri esempi complessi d’iconografia cattolica romana, rari murales ed altri inestimabili esempi d’arte e architettura barocca.

3. PARCO STORICO ARCHEOLOGICO DI SUKOTHAI, THAILANDIA
Cos’è: Capitale del primo regno del Siam. Dichiarata patrimonio dell’umanità nel 1991.
Dove si trova: Nel bel mezzo della regione del "basso nord della Thailandia," a circa 300 km a sud di Chiang Mai e a 420 chilometri a nord di Bangkok. Le rovine reali di Sukhothai si trovano a 12 km ad ovest della moderna città con il medesimo nome.
Perché andare: Le rovine di Sukhothai sono uno straordinario richiamo alla bellezza e alla grandezza della città antica, che fu investita del ruolo di capitale dalla metà del XIII secolo per 200 anni, fino a quando fu soppiantata dall'Impero di Ayutthaya. Le mura della città vecchia si estendono per 1,6 x 2 km ma l'intera area copre oltre 70 km², all'interno della quale si trovano circa 200 rovine. Queste comprendono fatiscenti rovine di templi, edifici amministrativi, cimiteri e palazzi fra cui il monastero reale di Wat Mahathat e il piccolo ma imperdibile Wat Si Chum, con la sua gigantesca statua del Buddha seduto in una serena posa Bhumisparsa mudra.
Come arrivare: Un piccolo aeroporto gestisce voli nazionali ma è molto facile da raggiungere in autobus o in treno fino alla stazione di Phitsanulok a poca distanza da Sukhothai. 

4. LUANG PRABANG, LAOS
Cos’è: Una sonnolenta, antica città nel mezzo delle fitte foreste della regione settentrionale collinare del Laos. È stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità nel 1995.
Dove si trova: A circa 350 km d’auto dalla capitale Vientiane e a 185 km da Vang Vieng; si trova su un territorio piuttosto accidentato ma decisamente splendido.
Perché andare: Luang Prabang si guadagno una discreta notorietà ed importanza nel 1353 quando divenne la capitale del primo regno di Lao Lan Xang. Oggi la città conta circa 50 mila abitanti ed è uno spettacolare esempio di architettura tradizionale del Laos combinata ad un tipico esempio di pianificazione urbanistica e progettazione coloniale. Vanta oltre 30 bellissimi templi, riccamente decorati e ben conservati. Questo, naturalmente, significa che la città ha un gran numero di monaci e la raccolta delle offerte all’alba vengono fotografate da orde di turisti in trepida attesa. Una passeggiata in città vi farà apprezzare le sue bellezze, tra cui, da non sottovalutare, la sua atmosfera di piccola cittadina, il suo cibo delizioso e il caffè d’ispirazione francese. Ideale per gli appassionati di fotografia. L’architettura locale si fonde perfettamente con la fitta giungla che circonda la città e la maggior parte dei panorami dalle colline circostanti è capace di lasciare senza parole. La città è stata finora poco propensa ad acconsentire lo sviluppo del turismo di massa ma questo non può durare per sempre e il completamento del nuovo aeroporto indica chiaramente che sono in arrivo cambiamenti, in positivo o negativo.
Come arrivare: Volare al nuovo aeroporto internazionale è il metodo più semplice ma molti ancora affrontano il lungo e accidentato cammino in autobus o quello lento e rilassante in barca sul fiume Mekong.

5. SIGIRIYA, SRI LANKA
Cos’è: L’antica città fortezza di Sigiriya, sostruita in cima a un'alta rupe nel V secolo d. C.
Dove si trova: nel centro-nord dello Sri Lanka, a circa 25 km nord-est dalla città di Dambulla. È stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità nel 1982.
Perché andare: Dopo aver compiuto un colpo di stato contro il padre Re nel 477 d.C., Kashyapa stabilì qui la nuova capitale e non è difficile capire il perché. Vasti giardini e larghi fossati circondano la guglia di pietra di quasi 200 metri d’altezza che si protende verso l'alto dalla giungla, in cima alla quale Kashyapa costruì un palazzo facilmente difendibile. Per salire sulla parte superiore si deve prima camminare tra le enormi zampe di un leone scavato nella solida pietra della facciata, motivo per cui la maggior parte delle persone lo chiamano semplicemente Lion Rock. Nella parte superiore è possibile vedere i resti della fortezza di Kashyapa, sculture e bagni termali, per non parlare di una vista mozzafiato sulla giungla circostante. A metà della salita è possibile ammirare gli affreschi ancora impressionanti, dipinti di figure femminili, unici per le loro tecniche artistiche.
Come arrivare: Il modo più semplice è prendere un autobus o un risciò da Dambulla.

6. TOLOU HOUSESM FUJIAN, CINA 
Cos’è: sono abitazioni collettive a forma circolare come case-fortezza autonome, tipiche della popolazione rurale degli Hakka, che vive nella Cina del Sud. Con un cortile-piazza centrale, ospitano anche centinaia di persone (fino a 80 famiglie) e formano comunità chiuse.
Dove si trova: Nella provincia cinese meridionale di Fujian. Riconosciute Patrimonio dell’Umanità nel 2008.
Perché andare: I primi esempi di case Tolou (o Tulou) risalgono al XV secolo e sono rimasti popolari fino al XX secolo per la loro unica struttura comunitaria e per la capacità di difesa offerta. Simili ad un'enorme ciambella, con muri di fango fortificati di diversi metri di spessore, inanellanti all'interno decine di case a più piani. In mezzo ci sono spesso diversi edifici adibiti a magazzino, un tempio per il culto ancestrale e per scopi cerimoniali e un pozzo. Ospitando spesso interi clan, gli edifici erano in grado di respingere gli attacchi dei banditi, permettendo agli abitanti di difendere la loro posizione dal tetto o dalle aperture nei livelli superiori pur rimanendo confortevoli e sicuri all'interno. Inoltre erano conformi ai principi di armonia di Feng Shui e si amalgamano con i lussureggianti paesaggi di questa regione della provincia del Fujian.
Come arrivare: È facile organizzare le escursioni grazie ad autobus che partono più volte al giorno dalle vicine città di Longyan e Xiamen.

7. GOA VELHA (GOA VECCHIA), INDIA
Cos’è: Resti della potente colonia portoghese e delle sue imponenti chiese e monasteri.
Dove si trova: Sulla costa sud-occidentale dell'India, vicino alle famose spiagge e alla città turistica di Goa.
Perché andare: Per secoli Goa fu la sede del potere portoghese in India, non è quindi una sorpresa che la loro arte, architettura e cultura abbiano fortemente influenzato il suo sviluppo. Velha Goa, nota anche come Old Goa o Goa Vecchi in italiano, mette in mostra la profondità della loro influenza. Per mettere in risalto la loro potenza e la grandezza della loro cultura e religione, le chiese e i monasteri che furono costruiti durante l’epoca coloniale erano spesso molto più decorati e più grandi del necessario, con altari finemente intagliati in legno e ampi affreschi colorati. Nei primi anni del ‘700 si scatenò una grande epidemia di colera e di peste che provocarono il quasi totale abbandono della città che all'epoca vantava oltre 60 chiese. Oggi sono rimasti solo sette principali esempi, in particolare la chiesa di Bom Jesus che ospita le spoglie di San Francesco Saverio e la Cappella di Santa Caterina che fu costruita nel 1510. Il resto è in rovina ma rimane comunque un impressionante patrimonio archeologico.
Come arrivare: Il piccolo aeroporto di Goa provvede ad un flusso costante di voli ma la maggior parte dei turisti arrivano tramite un robusto treno e grazie ai collegamenti con il resto dell’India tramite autobus.

8. MONUMENTI STORICI DELL'ANTICA NARA, GIAPPONE 
Cos’è: È l'antica capitale del Giappone, con templi, santuari e un palazzo imperiale risalente al VIII secolo, nel periodo per l’appunto denominato Nara.
Dove si trova: a breve distanza da Osaka e Kyoto. È stata nominata Patrimonio Mondiale nel 1998.
Perché andare: Dal 710 al 794 d.C. Nara fu la capitale del Giappone. Durante questi 84 anni presiedette alla riorganizzazione della burocrazia governativa del paese: le strade vennero ampliate e migliorate, le tasse iniziarono ad essere riscosse e applicate alle infrastrutture locali, le riforme agrarie cominciarono ad influenzare il mondo del lavoro e a movimentare le ricchezze del paese. Tutto ciò si rispecchiò nella crescente influenza di Nara e nella sua arte e architettura di cui sono testimonianza i monumenti dell'antica Nara. L'edificio più imponente del gruppo è il Todai-ji, un gigantesco tempio in legno che ospita Daibutsu, una delle più venerate - e più grandi - immagini del Buddha del paese. Anche se non così grandi, gli altri sette monumenti del complesso patrocinato dall’UNESCO non sono certo da meno: il tempio Kofuku-ji, il santuario scintoista Kasuga-Taisha, Gango-ji e le rovine del Palazzo Imperiale di Heijo, dove la città di Nara celebrò il suo 1.300° anniversario nel 2010.
Come arrivare: Trovandosi in Giappone, l’uso dei super efficienti treni ad alta velocità vi catapulterà a Nara da qualsiasi parte del paese.
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Un passo nel vuoto sul Monte Bianco dalla terrazza trasparente a 4mila metri


Foto 11





Si chiama "Passo nel vuoto", e non è solo un nome altisonante: entrandovi sembra davvero di essere sospesi sul nulla. E' la nuova terrazza panoramica sull'Aiguille du Midi, in cima (3.842 metri di quota) al versante francese del Monte Bianco: un cubo di plexiglass sospeso nel vuoto dal quale ammirare un panorama mozzafiato. Con il brivido di avere sotto i piedi uno strapiombo di mille metri. La struttura, saldamente agganciata alla terrazza dell'Aiguille, aprirà al pubblico il 21 dicembre.


dicembre


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I 25 luoghi più visitati secondo Facebook



Sono i posti dove nel 2013 sono stati fatti più "check-in" nel mondo. Il primo? Disneyland inn California, poi il tempio sacro ai sikh del Punjab, lo stadio di Londra... e poi, perché non loggarsi nel quartiere a luci rosse di Amburgo?

Non sono i luoghi più visitati, ma sono quelli in cui la gente vuole far sapere di trovarsi. In cui le persone arrivano, o entrano, e, dal loro Facebook, fanno «Check-In». Insomma dicono: «sono qui». 
Sono i Facebook Trends Checkins Global 2013, pubblicati in questi giorni, e raccolti in questa mappa (la vedete qui sopra o direttamente su FB). Una cartina del globo con 25 località segnate che si potrebbe studiare per ore per capire qualcosa sulla sociologia mondiale e per immaginare le motivazioni che fanno di un posto, per noi sconosciuto, uno dei luoghi di cui si è parlato di più sul social network più frequentato. 
I più "check-inizzati"? Tra i 25 punti della mappa, il più grande (e quindi il più visitato) è Disneyland Anaheim (in California) e tra i top 25 ci sono ben altri 3 Disneyland, a Parigi, Tokyo e Hong Kong (diventa chiaro, insomma, che dobbiamo mandare il curriculum lì). 
Per il secondo luogo più amato voliamo in India, ma non al Taj Mahal, come ci aspetteremmo, bensì al Golden Temple, o meglio l'Harmandir Sahib, tempio sick nella città santa di Amristar, nel Punjab.
E poi? Poi luoghi a cui non avremmo mai pensato: il Parco Ibirapuera, ovvero il grande spazio verde cittadino di San Paolo, in Brasile, una sorta di Central Park per quella che, con oltre 11 milioni di abitanti è la città più vasta e popolosa dell'Emisfero Australe. Sempre nell'estremo sud del mondo compare anche la passeggiata più "camminata" di Cape Town, il Victoria and Alfred Waterfront il cuore storico del porto. Quindi andiamo al Londra alla O2 Arena, centro espositivo e soprattutto stadio della pallacanestro e palco per grandi concerti, ma nella mappa di Facebook c'è anche il Melbourne Cricket Ground, perché ognuno celebra i suoi sport. 

Di certo al prossimo viaggio in Cina bisognerà passare a vedere perché il Tainan Flower Market a Tainan City, sull'isola di Taiwan è uno dei luoghi con il pallino più grosso sulla mappa. Assolutamente bisogna passare una serata al Temat Rzeka, un beach club-galleria-locale notturno sulla fiume Vistola, nel cuore di Varsavia. È chiaro che sia il "place to be" dei giovani in città (e che i giovani di Vasavia usino in massa Facebook). E poi: vuoi non loggarti quando vai al Reperbahan, il quartiere a luci rosse di Amburgo? Compare bello grosso tra i 25 posti pù visitati del mondo.
Ci sono anche luoghi più classicamente turistici: le Ramblas di Barcellona, la Blue Lagoon in Islanda (la grande piscina naturale all'aperto di acqua termale), mentre - a sensazione - a loggarsi in Piazza Taksim a Istanbul non sono stati i turisti, bensì i giovani che l'hanno occupata quest'anno e testimoniavano così il loro impegno.
E in Italia? No, non c'è nessuno stadio, ma solo una città, evidentemente quella in cui a chiunque ci arrivi fa venire il desiderio di dire: io c'ero, ero proprio qui, a Venezia, in Piazza San Marco!




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Alla scoperta di Riga, Capitale europea della Cultura 2014

Riga, la Casa delle Teste nere


RIGA - La Parigi del Baltico. E' forse questo il nomignolo più calzante che le è stato attribuito. A partire dal prossimo anno Riga, capitale della Lettonia, sarà insieme a Umea, in Svezia, Capitale europea della Cultura. Circa 200 gli eventi in calendario, tra mostre, concerti, arte e cultura popolare. Un'occasione per visitare la città baltica, fondata nel XIII secolo dai crociati tedeschi che, in poco tempo, riuscirono a trasformarla in un importante crocevia commerciale, grazie anche al suo inserimento nella Lega anseatica (1281). Lungo la riva destra del fiume Daugava (che nasce in Russia), il vecchio centro storico, Vecriga (Riga Vecchia) - inserito dal 1997 nella lista del Patrimonio Unesco - ben rappresenta la grande influenza che ebbero i dominatori tedeschi che sbarcarono nella regione con Alberto di Buxhoeveden, sacerdote cattolico di Brema, con l'obiettivo di convertirla al cristianesimo (1201).

Lungo le vie strette e sconnesse quasi ogni edificio è legato a un qualche aneddoto. Dai palazzi realizzati dalle corporazioni di artigiani e bottegai (Piccola Gilda) e dei mercanti più facoltosi che si (Grande Gilda) che si insediarono in città (XIV secolo), a quello del ''Gatto nero'', esempio di architettura Art Nouveau, la cui denominazione si deve alla figura felina che originariamente dava il posteriore al palazzo della Grande Gilda. Secondo la tradizione, infatti, a farlo edificare in quel modo era stato proprio un mercante cacciato dalla corporazione dei ricchi commercianti. Nella Casa delle Teste Nere (ricostruita interamente dopo la seconda guerra mondiale), invece, un tempo si riunivano i mercanti scapoli e spesso venivano organizzate feste e riunioni essendo uno degli edifici più importanti per la vita sociale cittadina. Qualche isolato più in là, ai numeri 17, 19 e 21 di Maza Pils iela si trovano i Tre fratelli, forse i tre edifici più significativi della città, realizzati secondo diversi stili architettonici e datati dal XV e il XVII secolo. La storia del Paese è una storia soprattutto di occupazione.

Dopo i tedeschi, infatti, il potere passa al principato polacco-lituano (1582), poi all'impero svedese (1621) e a quello russo (1709). Solo tra la prima e la seconda guerra mondiale la Lettonia conquisterà l'indipendenza (1919-1940) per poi perderla definitivamente fino al 1991, in seguito all'invasione sovietica e nazista. E così, in molti dei musei della capitale (ve ne sono una cinquantina) è possibile ripercorrere il passato di sofferenza vissuto dal popolo baltico ma anche ritrovare le preziose influenze artistiche portate dalla ricca corte degli zar negli oggetti esposti. Fra questi, il Castello di Riga, costruito dall'ordine dei Livoniani nel 1300, più volte distrutto e oggi residenza del presidente della Repubblica, in cui è ospitato il Museo di Arte e di Storia lettone; il Museo di Arte della Borsa, che ospita le più importanti collezioni nazionali; quello di Storia e della Navigazione (il più antico della Lettonia, aperto nel 1773), in cui viene presentata la storia della città e del Paese attraverso i secoli; quello dell'Occupazione della Germania nazista e sovietica, che attraverso i documenti, le fotografie e gli oggetti esposti ricorda il periodo (dal 1940 al 1991); fino a quello di Art Nouveau, che propone oggetti di architettura, arte e design in stile liberty per cui la capitale è famosa nel mondo. Riga ospita infatti un intero quartiere (anch'esso nella lista del Patrimonio Unesco) in stile Jugendstil tedesco, realizzato soprattutto tra la fine dell'Ottocento e il 1914, principalmente a opera di due architetti: Konstantins Peksens e Michakl Eisenstein. Sorprendenti palazzi dai colori pastello, beige, gialli, celesti, verde acqua e bianco, sulle cui facciate vengono realizzati motivi floreali o ispirati all'esotismo con richiami all'antico Egitto (come testimonia il n.2a di Alberta Iela), e alle figure mitologiche (mascheroni con teste di Medusa), aquile, elmi e ghirlande (come al n.10b di Elizabetes Iela), o ai ricami dei tessuti lettoni. Infine, uno spazio particolare lo occupano gli edifici religiosi, quasi tutti luterani. I tre più importanti - che attraverso le guglie delineano la skyline della città - sono il Duomo (la più grande chiesa medioevale dei Paesi Baltici) noto soprattutto per il suo organo che conta ben 6.678 canne e che ogni giorno al suo interno ospita un concerto); la chiesa luterana di San Pietro (patrono della città) costruita in legno nel 1209 e poi bruciata interamente nel 1721, e la cattedrale cattolica di San Giacomo (del 1226). (Cristiana Missori - ANSA)

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Le 9 roof terrace più belle del mondo

Aer, Four Seasons Hotel, Mumbai, India


Sopra i tetti delle città, a due passi dalle nuvole, per bere un drink, guardare il tramonto e le luci della notte, ballare, fare un bagno in piscina. Esclusivissime, sono le terrazze panoramiche con la vista più emozionante del pianeta




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Internet. I posti senza connessione più belli del mondo

Controlliamo il telefono in media ogni 6 minuti e mezzo. Ogni tanto, bisogna disconnettersi o si rischia di aumentare stress, ansia e affaticamento. Ecco i posti più belli del mondo dove non troverete alcuna connessione. Niente email, niente Twitter, niente Facebook, niente Instagram, niente Whatsapp. Solo tanta natura e bellezza.
L'isola Tristan da Cunhatristan da cuhna
Non a caso è l'isola abitata più remota del mondo. Tristan da Cuhna si trova a 1.750 miglia dalle coste del Sud Africa ma fa parte del territorio britannico. Sull'isola vulcanica non vedrete alcuna tacca comparire sul vostro cellulare per non parlare di connessioni Wi-Fi, Esiste però un piccolo internet cafè che alla velocità di 1Mbps connette l'intera popolazione di 259 abitanti.

Samoa americane


samoa
E' la patria dell' "Internet più costoso di tutta l'America" ed è in molti punti un'oasi della 'disconnessione' dal web. Sono pochissimi gli hotel che offrono il Wi-Fi e la maggior parte del territorio è Internet-free. Soltanto a Savai'i, l'isola più popolosa, si può incappare in qualche connessione.
Yakutat, Alaska
yakutat
E' stata raccomandata da Forbes fra i migliori posti in cui "uscire dalla rete" e difatti nella remota località di Yakutat si possono ammirare i panorami mozzafiato di del Golfo dell'Alaska ma è difficile pensare di inviare commenti, tweet e fotografie del luogo in tempo reale. A tenervi occupati ci penserà la natura.
Sequoia & Kings Canyon National Parks, California
california
Si tratta di più di 2.600 miglia di tragitto attraverso la Sierra Nevada e le Montagne delle Cascate, dal Canada alla frontiera con il Messico. E anche qui, nel Sequoia/King's Canyon National Parks non aspettatevi di trovare alcun segnale. L'altura fa sì che né la connessione alla rete del telefono né Internet siano reperibili per la maggior parte della tratta, se non al Wuksachi Lodge, nel cuore del Parco. Le foreste, le vette e i panorami non necessitano di filtri Instagram, in compenso.
Sahara Desert
sahara
Il deserto è per sua natura un posto disconnesso, ma nel celebre Sahara perfino i confini più frequentati dai turisti (generalmente quelli sul lato marocchino) e dagli abitanti locali, sono Internet free. Solo alcuni villaggi offrono punti con connessione al web, ma per lo più le email sono fuori uso.
Grand Canyon National Park, Arizona
canyon
Si può star tranquilli: il vostro viaggio a bordo di un asino lungo il Grand Canyon National Park non verrà disturbato da suoni e richiami dei vostri smartphone o tablet. Oltre il margine sud non si incontra alcuna connessione mentre nel nord, l'unico punto con Internet è un supermercato.
Foresta Nera, Germania
black forest
Parliamo delle aree più remote della Foresta Nera nel sud del Paese. Niente Internet qui, godetevi l'aria fresca, il verde e il panorama e, come racconta una bloggerHuffpost, il "ritorno alle necessità basilari".
Dzanga-Sangha National Park, Repubblica Centrale Africana
dzanga
Chi si reca nella Riserva naturale di Dzanga-Sangha, a sud ovest del Paese, è probabilmente in cerca di avventure e di natura incontaminata. Troverete gorilla, elefanti e bufali ma non Internet. Si può anche partecipare in piccoli gruppi al "gorilla tracking", sule tracce degli animali. Twitter qui non vi servirà.
(http://www.huffingtonpost.it)

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Africa magnifica e selvaggia: quattro itinerari al top





Immagini straordinarie, riprese effettuate con apparecchiature e tecniche stereoscopiche di ultima generazione, proiezione in 3D. Arrivato nelle sale italiane la scorsa settimana, African Safari 3D racconta in stile documentaristico la spedizione di due scienziati dalla Namibia alla Tanzania che attraversano luoghi fantastici con incontri ultra ravvicinati con leoni ed elefanti, rinoceronti e leopardi dei grandi Parchi naturali del Continente. «Voglio andare anch'io in quei posti», è il pensiero ricorrente all'uscita dalla sala. Perché no? Le opportunità nelle agenzie di viaggi non mancano. Ecco le più interessanti.


Proprio come accade nel film, iniziamo dalla Namibia. Emozionante e molto completo è il tour di 12 giorni «Dune, Damara, Etosha». Dopo la sosta nella capitale Windhoek si parte alla volta del Parco Etosha per appassionanti fotosafari. Quindi si effettua una tappa dall'impronta etnografica nel Kaokoland, ovvero nel cuore del territorio degli Ovahimba. Poi, giorno dopo giorno, si visitano le pitture rupestri del Twyfelfontein Rock Engravings, la Cape Cross Seal Reserve nello Swakopmund, il Namib Desert e le dune di sabbia del Sossusvlei, le più alte del mondo. Quote da 2980 con partenze di gruppo (le prossime sono il 26 dicembre e il 6 gennaio. Info: Kel12, www.kel12.com.

Una intera settimana alla scoperta del Botswana, accompagnate da guide esperte dei luoghi (di lingua inglese) e con tutta la flessibilità di un viaggio su misura. Il programma denominato «L’essenza del Botswana» porta dapprima nel Deserto del Kalahari (il quarto al mondo per estensione) con sosta anche nella Deception Valley, dimora dei Boscimani, una delle popolazioni più antiche dell’Africa. Quindi si prosegue alla volta del Delta dell’Okavango, un intricato sistema di canali e isole popolato da una grande moltitudine di animali e uccelli. Gran finale nel Parco Chobe, noto per essere il luogo con la massima concentrazione di elefanti in Africa. Nei parchi si effettuano fotosafari in compagnia dei ranger. Si va quindi (quasi) a colpo sicuro e senza correre rischi. Il programma dura sette giorni con partenza da Maun e costa 3.117 euro con pensione completa. Info: Hotelplan, www.hotelplan.it

Il fragoroso spettacolo delle Victoria Falls è il momento clou del «Tour Zimbabwe, chic adventure». Alte 128 metri e con un fronte di oltre 1,5 chilometri sono tra le più grandi e con la maggior portata al mondo e tra le più comode da ammirare nella loro interezza, camminando sulla sponda opposta della gola in cui precipitano le acque dello Zambesi. Il viaggio comprende anche un giorno di navigazione lungo lo Zambesi, tre giorni di foto safari nello Hwange National Park e una giornata nella Imbabala Private Concession un'area di 5.000 ettari all’interno del Parco dello Zambesi ai confini con la Chobe Forest Reserve, conosciuta per la presenza di moltissimi elefanti. Quote da 2.020 euro, voli dall'Italia esclusi. Info: Mokoro Tours,www.mokoro.it

Si chiama «Dal Ngorongoro a Zanzibar» l'itinerario di 12 giorni che prevede la visita dei parchi più noti del Nord della Tanzania per concludersi con quattro giorni sulle spiagge di Zanzibar. Con un autista-guida di lingua italiana si viaggia a bordo di un 4x4 fino al Lake Manyara, si visita il grande Parco Nazionale del Serengeti scendendo nel cratere del Ngorongoro. Quindi si vola a Zanzibar per recuperare energie all’ombra delle palme sulle bianche spiagge coralline dell’Oceano Indiano. Quote da 3.310 euro a persona con minimo due passeggeri, voli dall'Italia inclusi. Info: African Explorer, www.africanexplorer.com.

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Proteggere lo smartphone in viaggio di Allianz Global Assistance

Mobile Phone Travel Protection è la risposta per tutelarsi dal furto del proprio telefono cellulare mentre si è all'estero

Un cliente in viaggio all’ estero ha subito il furto dello smartphone e ha dovuto affrontare una serie di disagi piuttosto fastidiosi. C’è un modo per aiutare i viaggiatori che si trovano ad affrontare questo tipo di difficoltà?
Gentile Agenzia,

oltre ai possibili inconvenienti per i quali i viaggiatori sono generalmente più preparati, come lo smarrimento di un bagaglio, ci sono contrattempi che difficilmente vengono presi in considerazione prima di partire ma che possono rivelarsi molto fastidiosi. Uno di questi è sicuramente la perdita o il furto del telefono cellulare. Al di là del danno economico legato al valore dell’apparecchio e dell’amarezza per la perdita dei file contenuti nella memoria, occorre affrontare il disagio di trovarsi senza un mezzo di comunicazione fondamentale in un Paese straniero. Per non parlare della possibilità che il telefono venga utilizzato da altri in maniera fraudolenta. 

Un valido aiuto in questi casi può essere rappresentato da una polizza assicurativa che fornisca anche coperture specifiche per il furto del cellulare. Per dare risposta a questa necessità, spesso sottovalutata, Allianz Global Assistance ha ideato Mobile Phone Travel Protection. Questa garanzia, inclusa nella polizza Globy Verde – il prodotto più completo per ogni tipo di viaggio – consente di proteggere il proprio telefono in viaggio. Nel caso in cui il cellulare venga sottratto i clienti possono riceverne uno sostitutivo per continuare a comunicare, ottenere informazioni sulle procedure di blocco della SIM e il rimborso degli eventuali addebiti generati dall’uso fraudolento della scheda. Globy Verde include anche copertura per assistenza sanitaria e spese mediche a massimale illimitato, possibilità di rinunciare al viaggio per qualsiasi motivo documentabile, assicurazione e assistenza per i familiari rimasti a casa.


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Myanmar, viaggio nell'oriente più slow


Da Yangon a Bagan fino a Mandalay e alla Golden Rock, alla scoperta del Paese di Aung San Suu Kyi. Dove tutto è ancora magico e intatto, come nell'800



L'immagine di Barack Obama, scalzo come un devoto buddista, in visita nel Myanmar ha fatto il giro del globo. Simbolo dei grandi cambiamenti avvenuti in un lampo (solo due anni) nell'Oriente più slow, dove  interi villaggi si spostano per le feste del Plenilunio su carretti trainati da buoi e dove i cellulari internazionali non funzionano. Dopo mezzo secolo di giunta militare, sono arrivate le elezioni, la liberazione della Lady, Aung San Suu Kyi, e la sua conquista di un seggio in Parlamento. Via le sanzioni, via l'embargo (armi a parte), ora il Myanmar si apre al mondo, attirando turisti e tycoon.

Yangon è uno stop d'obbligo, ma piacevole, all'inizio e alla  fine del viaggio. Le attrazioni fatali? La pagoda Shwedagon e il Bogyoke Market, volte vittoriane e 1800 botteghe, una caccia al tesoro fra scampoli di cotone, bottoni e posate di madreperla, lacche e borse etnochic (indirizzo sicuro al mercato, Sandar, 115 Main Road). Per comprare rubini senza rischi si va da Ves o da Manawmaya, che rilascia certificati di autenticità (527 New University Avenue). A pranzo ci si ferma da House of Memories, mansion coloniale frequentato da birmani ed europei curiosi di pranzare nel giardino su cui si affacciava l'ufficio di Bogyoke Aung San, eroe della libertà dal colonialismo e padre della Lady (290 U Wisara Road). In alternativa si va da Monsoon per la cucina asiatica, una mostra fotografica o per comprare artigianato (85-87 Thinbyu Road, Botataung Township). Curry di carne e pesce è nel menu dei giovani chef birmani alla Maison 20, una casa coloniale (20 Kabaraye Pagoda Road), come lo è ilPadonmar, ristorante dell'anno 2012 (105-107 Kha-Yae Bin Road. Nel giardino di Le Planteur, palazzetto coloniale in mattoni rossi con boutique del cioccolato, hanno cenato Mick Jagger, il presidente svizzero, l'ex principe di Cambogia. Lo chef è Felix Eppisser, stella Michelin al Rigiblick di Zurigo (22 Kaba Aye Pagoda Road).

Il viaggio nel Myanmar continua in luoghi da romanzo di George Orwell (Giorni in Birmania, 1934). Soprattutto se si sceglie una deviazione a Kyaiktiyo per la Golden Rock, la Roccia d'Oro, luogo sacro del buddismo. È un masso di 25 metri ricoperto di foglie d'oro, in bilico miracoloso su una roccia grazie, secondo la leggenda, a un capello di Buddha portato in dono al re da un eremita (XI sec.). Il precario equilibrio tra le due rocce stupisce anche il più laico dei viaggiatori. Che non si può sottrarre all'incanto della sera, quando la Golden Rock brilla nel buio, e le candele accese dai pellegrini illuminano l'oscurità viola di queste montagne. Consigliabile nel tragitto una tappa anche a Bago, 80 chilometri a nord di Yangon, capitale dei re Mon dal 1287 al 1539. Non c'è traccia della gloria passata in questa cittadina, ma vale una sosta per l'incredibile Shwethalyaung Buddha, lungo 55 metri e alto 16 (un mignolo misura 3 m).
Tiziano Terzani consacrò Bagan "come uno di quei luoghi che ti rende  fiero della razza umana". Si condivide l'entusiasmo dello scrittore quando l'aereo, atterrando, sorvola guglie e cupole delle 2200 pagode e stupa (zeidi) d'arenaria che spuntano da 40 chilometri quadrati di vegetazione. Per visitarla, il consiglio è di scegliere tempi davvero slow, intrufolarsi anche nei templi meno visitati. Da non perdere la saga delle Jataka Tales (vite del Bodhisattva), scolpite nelle 561 piastrelle della Mingalazedi Paya, o immortalate negli affreschi del Gubyaukgyi (del 1113). Si ammirano le pitture sopravvissute al saccheggio di un collezionista tedesco nel 1899, al Wetkyi-in Gubyaukgyi, o i disegni kashmir su residui di stoffa (XII sec.) nel tempietto numero 1845; o le nudità di  figure femminili che cercano di sedurre il Buddha in meditazione (Nandamanya Patho, XIII sec.). Trattative di mercanti portoghesi e scene di vita laica sbiadiscono sulle pareti dell'Ananda Ok Kyaung (XVIII sec.).
Ma la vita quotidiana, quella vera, irrompe nei corridoi umbratili all'Ananda Patho, il tempio principale (XI sec.), con il viavai di pellegrini, i venditori di  fiori e foglie d'oro devozionali, i monaci proni in preghiera. Due indirizzi validi per comprare ciotole, vassoi, scatole di alta qualità sono Art Gallery of Bagan (Mya Zade Road, Myin Ka Par Village) e The Lotus Collection, piccola bottega familiare con pezzi dal design occidentale e inserti di madreperla (K7, Khayay Road). Si può pranzare al Sunset Riverside Restaurant (Myothit River Side, Nyaung Oo), turistico, ma con una bella terrazza sul  fiume e le sue isole di sabbia, o approfittare della calma meridiana del Nanda (Main Road; 9-22), ordinando gamberi di  fiume con julienne di limoni e stufato alle arachidi. L'alternativa è noleggiare un calesse, girovagare fra le pagode, farsi portare al Natalaung Kyaung, unico tempio hindu di Bagan costruito per i mercanti indiani al servizio del re, raggiungere stupa sfarinati dall'incuria, ridotti a tumuli vista  fiume, e aspettare qui il calar del sole. In solitudine.



Mandalay, poco più di 150 anni di vita è una città caotica, eppure crocevia di luoghi imperdibili. Si può visitare la candida Kuthodaw Paya che i buddisti considerano il più grande libro del mondo per le 729 lastre in marmo incise con le scritture sacre del Tripitaka. Un colpo di fortuna è capitare nella Mahamuni Paya per le celebrazioni dei novizi, con i ragazzini vestiti a festa che sfoggiano turbanti e abiti color caramella. Il tempio è venerato per la statua del Buddha, ormai irriconoscibile perché deformata dai 15 centimetri di foglie d'oro applicate dai fedeli. A 11 chilometri a sud di Mandalay, le rovine di Amarapura, ultima capitale del regno, calamitano meno visitatori della passeggiata sul ponte U'bein, lungo 1,2 chilometri e costruito con più di mille tronchi di tek sul Lago Taungthaman.


Da Mandalay si può volare sul Lago Inle che (a 920 m) si incunea per 22 chilometri fra due catene montuose che raggiungono i 1500 metri. Un mondo d'acqua con un unico mezzo di trasporto, le lance a motore. In primavera i primi spruzzi di pioggia fanno fiorire ninfee e gigli d'acqua, e si naviga sfiorando giardini galleggianti e  fitti canneti. Intorno, case di legno a palafitta (17 villaggi), pagode bianche che sembrano appoggiate sull'acqua, templi. E i famosi orti galleggianti, fertili barene di alghe e bambù dove cresce il 40 per cento dei pomodori birmani. (viaggi.corriere.it)



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Lisbona, i 500 anni del Bairro Alto

Il 15 dicembre 1553 i Gesuiti si insediarono sulla collina di Lisbona. Da allora, un simbolo di melting pot sociale e culturale

Cinquecento anni domenica prossima. Il simbolo di Lisbona compie mezzo millennio. Nato come quartiere urbano dal momento in cui i Gesuiti che vi si stabilirono - il primo loro insediamento, appunto, è certificato nel giorno 15 dicembre 1553 - è un pezzo importantissimo della storia e dell'anima della capitale portoghese, con i suoi alti e i suoi bassi. Su tutti, la distruzione del famigerato terremoto del 1755: quello che vediamo oggi, infatti, non è l'originale, ma la versione del 18mo secolo.

Creato in una forma finalizzata a monetizzare lo spazio - le abitazioni costruite in serie, con il modulo base equivalente a un chão, letteralmente terra, unità di misura medievale che equivale grossomodo a un'estensione di 6,6 metri per 13,2 e i "lotti" che venivano dati in affitto a moduli in misura proporzionale al reddito dei contraenti. Il nome originale era Bairro Alto do Sãao Roque, quartiere alto dedicato al santo protettore dalla peste. 
Risultato, l'area, allora nota come Vila Nova de Andrade, finì trasformarsi in un melting pot sia dal punto di vista architettonico che da quello culturale, con edifici piccoli sino a mezzo modulo e i grandi palazzi dell'aristocrazia, grandi fino a 12 moduli, uno vicino, quasi addosso, all'altro. Un quartiere florido, complici anche la posizione sopra il porto della città e la vitalità da potenza coloniale del Portogallo, almeno fino al micidiale terremoto, che rase al suolo buona parte della città. Con la ricostruzione, le grandi arterie originarie - le vie della Misericordia, del Secolo e la strada del Combro lasciarono spazio a nuovi grandi palazzi nello stile portoghese del tempo (Pombalino), che crearono una vera e propria barriera.

Nei tre secoli e mezzo seguenti, una continua altalena di alti e bassi. Prima l'abbandono progressivo delle case patrizie, e un degrado passato attraverso vari stadi fino al decadimento finale a sorta di Pigalle lisbonitana, con annesse case di tolleranza. Ma in quel mix di architetture e di stili il quartiere alto poteva simultaneamente ospitare attività illegali e produzione intellettuale. Le case editrici e i giornali dell'Ottocento e le annesse tipografie a piombo trovarono in quei moduli la forma perfetta per la loro particolare attività produttiva: è la Lisbona bohemienne, quella di Pessoa, quella a cavallo dell'Ottocento e del Novecento. Con il nuovo impulso produttivo arrivarono taverne, trattorie tradizionali, ma la stessa prostituzione finì per sopravvivere, e in qualche caso riciclarsi sotto forma di industria del cinema a luci rosse.

Nel 1980, la felice intuizione di Manuel Reis, che trasforma un forno nel nightclub Fragile. Il locale diventa il più "di tendenza" della città e attira un movimento di intellettuali e creativi capace di dare nuovo lustro all'area. L'offerta di servizi e di ospitalità si adegua ancora una volta. Il fenomeno, via via, si "democratizza", meno intellettuale, più di massa e turistico, tanto che molti abitanti locali oggi sostengono che ne avrebbero fatto volentieri a meno.

Il risultato pratico, però è di indubbio fascino. Anche perché, 500 anni dopo la sua nascita, pur nelle sue infinite trasformazioni, il Bairro Alto è identico, nello spirito, all'originale: un mix di palazzi patrizi e case umili, un crogiolo di culture, strati sociali, e ancor più che in passato etnie. Una vista imperdibile per qualunque ospite di Lisbona, con i suoi tram, l'ascensore panoramico, la vista sul mare e quella sull'Alfama, dal lato opposto della Praca do Comercio. Un patchwork che si preannuncia imperdibile, in questi giorni di festeggiamento. In una città dove il Natale non ha mai vissuto il peggiore degrado, quello dello shopping di massa rumoroso e pacchiano, dove il clima (pioggia permettendo) è mite anche nei giorni del solstizio d'inverno), un jolly molto interessante da giocare.

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Le Aurore Boreali in un APP

Lo spettacolo delle aurore boreali. Foto - Immagini meravigliose di questo fenomeno tipicamente invernale



Il momento migliore per vedere le aurore boreali è quando il sole raggiunge il picco dell'attività magnetica solare, in un ciclo che ricorre ogni undici anni. In accordo con studi della Nasa, questa periodicità ricade proprio quest'anno. Le immagini che rappresentano questi fenomeni sono uniche, sia a Sud sia Nord del mondo, in un caso si hanno le aurore boreali nell'altro le aurore australi. In parole povere si tratta di eventi causati dall'interazione di particelle cariche di origine solare (vento solare) con la ionosfera terrestre. I raggi di luce iniziano a 100 km sopra la superficie terrestre e si allungano verso l'alto, per centinaia di chilometri. Una curiosità: durante l'apparizione di un'aurora, si possono sentire sibili, si tratta di suoni elettrofonici.

L'aurora boreale da quest'anno è a portata di smartphone: ci ha pensato l'ente del turismo norvegese Visit Norway che ha appena lanciato un'applicazione ad hoc per tutti coloro che quest'inverno partiranno alla ricerca delle affascinanti luci del Nord. Con l'applicazione Norway Lights i cacciatori delle "luci del Nord" avranno suggerimenti per capire se le aurore sono attese in un determinato giorno oppure no. I posti dove si vedono meglio sono a Nord e verso la costa dove il cielo ha maggiore probabilità di essere più limpido: le Isole Lofoten, Tromso e Capo Nord. (libero.it)






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Alpi. Le 10 piste da record

Per bellezza del contorno montano o difficoltà; per frequentazione altolocata o notorietà assoluta. Da Sestriere alle Alpi Bernesi, ecco i tracciati al top


Un senso c'era quando, in classe, ci costringevano a mandare a memoria sinistri acronimi per imparare in rigoroso procedere - da occidente ad oriente - i nomi delle catene dell'arco alpino. Marittime, Cozie, Graie, Pennine, Lepontine, Retiche, Carniche, Noriche, Giulie: le lezioni sono finite e dai banchi di scuola anche lungo le piste si può andare a lezione di record. Con buona pace di filastrocche e maestre. Ogni anno di questi tempi c'è una pista che rinasce all'inverno come la più lunga, la più ripida, la più ... Ma accanto alle "solite note" ecco una serie di nomi e idee, tutte da podio.



La più panoramica. La Crochues di Chamonix, sul versante di La Flégère permette di sciare come dentro un documentario: davanti agli occhi scorrono i più bei paesaggi del massiccio del Monte Bianco con l'epopea delle scalata da leggenda, dall'Aiguille Verte al Dru, ai ghiacciai che solleticano la cima d'Europa. Alta definizione e dolby surround di emozione per la rossa esposta a sud e quindi ottimo "coadiuvante" per la tintarella che si perfeziona nelle baite della zona, fra muleset frites o reblochonnade.

La più scenica. Il Lauberhorn di Wengen non è solo la discesa più lunga di Coppa del Mondo. Spettacolare il passaggio fra le rocce dell'Hundschopf; originale il tracciato che incrocia perfino la cremagliera della Jungfraujoch. Spenti i riflettori del Circo bianco, però, questa pista è il cuore di un comprensorio amato anche da Clint Eastwood che lassù restò appeso in parete durante le riprese diAssassinio sull'Eiger e da James Bond, Al servizio segreto di sua Maestà, girato proprio fra quelle crode elvetiche.

La più ripida. Non vi inganni il nome: la Platta de Grevon rende ripidi anche i pensieri in un "full monty" di curve e traversi dalla cima del comprensorio fin quasi in paese. Solo a Pila si scia oltre il limite dei boschi a "tu per tu" con un tris di 4.000: Cervino, Monte Rosa e Monte Bianco. Tutti schierati e pronti per le foto. 



La più premiata. Chiedete a Deborah Compagnoni e Alberto Tomba che sul "colle" hanno tanto vinto (e sofferto...), facendo sognare migliaia di tifosi abbarbicati a reti e abeti. Era il 1997 e la Sises- Agnelli di Sestriere passò alla storia col suo muro costante dove disegnare slalom audaci. Anche le Olimpiadi del 2006 sono passate di qui dove è possibile sciare pure di sera grazie all'impianto di illuminazione.


La più selvaggia. È il canalone che tutto il mondo ci invidia. Non stonerebbe fra le Rocky Mountains il Groppera di Madesimo che s'incunea in fondo alla lombarda Valchiavenna. È un fuoripista trapunto di gobbe che mettono in subbuglio i muscoli. Dino Buzzati lo definì: «La travolgente meraviglia».

La più docile. È anche fra le più lunghe delle Dolomiti. È la pista "Dell'Armentarola". Uno scivolo docile che scende da Pralongià, nel cuore dell'Alta Badia, accompagnando sia le matricole dello sci alpino, che qui non avranno mai nulla da temere, sia i più esperti lanciati "ad uovo" a disegnare curve in velocità
(Lucia Galli - 12 dicembre 2013)

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